venerdì 15 marzo 2013

Recensione Film: La Casa Muta



Regia: Gustavo Hernandez
Genere: Horror
Anno: 2010
Paese di Produzione: Uruguay

La Casa Muta (in originale, La Casa Muda) è basato su fatti realmente accaduti in Uruguay nel 1944.
Presenta gli stessi pregi delle pellicole europee che negli ultimi 15 anni hanno consacrato Spagna, Francia e, in piccola parte, l'Italia come la culla del nuovo cinema horror di qualità. Registi come Guillermo del Toro, Jaume Bagaluero, il francese Alexandre Aja o l'italiano Federico Zampaglione hanno felicemente surclassato tutti i prodotti statunitensi che ormai di horror non hanno più nulla se non la copiosa quantità di sangue, e hanno ricominciato a dare attenzione alle storie e ai personaggi, rendendoli umani con un forte passato alle spalle e non semplici pezzi di carne condannati al macello. 

TRAMA IN BREVE
Wilson e Laura, padre e figlia, si trasferiscono nella casa di Nelson, ancora da sistemare e da ripulire. Quando cala la sera, la ragazza inizia a sentire dei rumori, e Wilson, dopo l'insistenza della figlia, va al piano di sopra a controllare. Laura lo ritroverà poco dopo con le mani legate e la lingua tagliata. Questo è solo l'inizio di una folle notte di massacro, che porterà alla luce rancori rimasti sepolti troppo a lungo.
Non mi dilungo sulla trama perchè c'è un forte rischio di spoiler, e mi sentirei una persona orribile.

APPROFONDIMENTO
Il budget del film è di soli 6000 dollari; non ci sono grandi effetti speciali se non le scene gore, e il tutto è stato girato nei limiti delle possibilità, in soli quattro giorni, sfruttando i pochi mezzi al meglio. La trama, come avrete certamente capito, non è molto solida, perchè basata appunto su un massacro di cui gli unici elementi certi sono due corpi senza lingua, un mucchio di inquietanti fotografie e nessun colpevole, e la ricostruzione degli avvenimenti è quindi molto sommaria. 

La pellicola presenta però alcuni aspetti molto interessanti, nel bene e nel male, che vorrei approfondire un minimo.

- Le riprese: la tag line presente anche sulla locandina recita "Orrore reale. In tempo reale.", perfetto riassunto di ciò che andrò a dirvi. Ho trovato scritto che è un film realizzato in stile telecamera amatoriale, come tra gli altri [REC], The Blair Witch Project, Cloverfield, ma in realtà non fa propriamente parte di questo filone, sebbene sia girato con camera palesemente mossa a mano. Ne La Casa Muta non c'è alcun personaggio che riprende gli avvenimenti, non c'è alcun punto di vista particolare se non quello imposto dal regista, le inquadrature e la fotografia sono pulite, senza i classici disturbi ben studiati del finto amatoriale.
La peculiarità sta però nell'aver girato un film tradizionale "In tempo reale". In tutte le forme di narrazione è naturale l'omissione di alcuni periodi temporali poco necessari o l'avvicendarsi di fatti passati, presenti e futuri rimescolati tra loro, dando vita a flashback o flashforward; Hernandez ha invece optato per un racconto lineare, in cui gli unici flashback sono immortalati in delle vecchie Polaroid. I tempi della storia e i tempi della narrazione coincidono, e ne risulta un effetto alquanto straniante ma che dà modo allo spettatore di vivere quasi dal vivo la vicenda, evitando l'espediente del tizio di turno che tiene accesa la telecamera qualsiasi cosa accada. La telecamera si muove in un'unica carrellata, quasi sempre puntata sulla protagonista: niente dissolvenze, niente stacchi di inquadrature. Di fatto il prodotto finale si pone a cavallo tra il film tradizionale e il finto amatoriale. 

- Gli specchi: perchè soffermarmici? Lo specchio nel film horror è sempre accompagnato da uno spavento sussultorio, per quanto ormai sia scontato. E nella casa in questione ci sono tantissimi specchi, una miriade, anche se non hanno un vero e proprio scopo dato che sono anche per terra. Vengono però usati dal regista come mezzo per effettuare le riprese riflesse, e lo fa davvero molto spesso. Molto originale ed efficace come tecnica.

- Il finale: la maggiore pecca della pellicola. Gustavo Hernandez ha dichiarato di essersi ispirato ad Alta Tensione di Alexander Aja, un buon film ma col finale davvero poco chiaro, che a mio avviso presenta qualche incongruenza, per l'appunto le stesse che presenta La Casa Muta. Chi ha visto la pellicola di Aja, forse capisce di cosa sto parlando, per chi invece non l'ha visto, come sempre niente spoiler. Piccole e perdonabili pecche, per un film a bassissimo costo e nonostante tutto molto ben riuscito, e soprattutto in alcuni punti riesce a spaventare davvero! Dopo aver visto l'ultimo pessimo Non aprite quella porta 3D è stato davvero una boccata d'aria fresca!

Ah, dimenticavo di dire che ne è già stato prodotto un remake dagli amici statunitensi... devo forse rammentarvi Quarantena?




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